Il 16 settembre 1976, a La Plata, cittadina vicino a Buenos Aires, la polizia del regime dello spietato Jorge Videla, durante la notte con l’operazione chiamata “La notte delle matite” (ma ricordata come La notte delle matite spezzate), trae in arresto 234 liceali, fra i 16 e i 18 anni.
La loro colpa?
Aver protestato contro l’abolizione del Boleto Escolar Secundario, la tessera che garantiva uno sconto sui trasporti ed i libri.
L’accusa a loro rivolta? “Attività atee e sovversive”.
La vita di 233 studenti fu cancellata. Solo uno si salvò: Pablo Dìaz, che ha potuto testimoniare ciò che il regime Videla fece a quei ragazzi.
Trasferiti nel tristemente noto centro di detenzione Banfild, furono torturati e seviziati per settimane. Senza cibi, acqua, senza coperte, al buio, sottoposti ad ogni genere di violenza. Nessuno si salvò a parte Pablo. Pochi pagarono dopo la caduta del regime.
Si calcola che i desaparecidos argentini furono circa 30.000, un’intera generazione annientata da uno dei regimi più spietati di sempre.
Ancora oggi una piaga aperta per l’Argentina. Un dolore inconsolabile quello delle madri di Plaza de Mayo che ancora oggi continuano la loro battaglia per avere giustizia per quei ragazzi annientati.
Quanto abbiamo letto sulla tragedia dei desaparecidos, sugli orrori delle dittature argentine o cilene? Quanti poeti, scrittori, registi hanno tradotto in emozioni quegli orrori?
Sapete che i desaparecidos spesso venivano buttati in mare dagli aerei?
Guardiamo le foto del passato e ci chiediamo come sia stato possibile che presidenti di paesi cosiddetti civili, papi, abbiano serenamente stretto le mani grondanti sangue di feroci dittatori.
E poi all’improvviso sparisce a Il Cairo Giulio Regeni, ce lo restituiscono martoriato e si spalanca il baratro di un inferno che non immaginavamo a tre ore di volo da casa nostra.
Ci troviamo inaspettatamente a fronteggiare qualcosa che forse non avevamo voluto vedere ma che ora ci tocca, ci travolge e ci trascina in mille numeri che diventano persone, storie, tragedie.
Leggiamo di torture inimmaginabili, fuori da ogni possibilità di accettazione. Le Madri di Plaza de Mayo portano sulla loro testa da oltre un trentennio nelle loro dolenti sfilate settimanali, un fazzoletto bianco che oggi copre capelli anch’essi divenuti bianchi.
Oggi guardiamo ad un’altra Madre che ha messo un fazzoletto al giallo al collo e ha chiesto ad un Paese intero di colorarsi di giallo per ricordare il suo, ormai anche nostro, Giulio.
Guardiamo a quei genitori che con la forza di due titani sono diventati “erranti fra le istituzioni” per chiedere verità e giustizia per il loro ragazzo e per tutti coloro che in Egitto ogni giorno patiscono ciò che ha patito Giulio.
Ma siamo costretti anche a guardare foto di leader che posano con Al Sisi, generale golpista che l’Occidente ha appoggiato perché arginasse l’avanzata del Daesh, ma che come il Daesh si comporta cancellando diritti, perseguitando i propri cittadini, instaurando processi sommari, torturando e cancellando nel nulla l’esistenza di centinaia e centinaia di persone.
Domenica prossima questo assassino parlerà all’Onu. Impunemente. Davanti a centinaia di presidenti, primi ministri, diplomatici, che staranno lì a sentirlo in silenzio, ignorando quelle mani che grondano sangue alla stessa maniera di quella di Videla o Pinochet.
Ascolta La notte delle matite spezzate – Wikiradio del 16/09/2015 – radio3.rai.it
Il 16 settembre 1976, a La Plata, in Argentina, sei studenti delle scuole superiori vengono sequestrati durante l’operazione di polizia nota come “la notte delle matite spezzate”
sono contenta quando qualcuno ricorda questa memoria storica, Cile prima, Argentina poi, ed è solo quello che io ho vissuto come orrore di quegli anni perchè ero, eravamo giovani appassionati di cambiare il mondo in quegli anni….., ma che purtroppo si ripete qua e là nel mondo, e che la storia di Giulio Regeni ha portato alla “ribalta” di noi cittadini dell’Europa “libera” e democratica, e che ci ha commmosso anche proprio perchè successo così vicino a noi. La memoria dovrebbe essere uno dei modi perchè gli orrori non si ripetano, perchè il loro ricordo vivo e tenuto vivo ci permetta di ragionare sulle ragioni che portano a simili tragedie collettive….e devono sempre tenerci con gli occhi aperti sulle piccole e grandi connivenze, e faccio l’esempio che ancora mi ricordo ben presente perchè amplificato, allora, dalla televisione, e che mi ha aiutato sempre a far si che i miei figli, che quegli anni non li hanno vissuti perchè nati dopo, potessero formarsi una coscienza ed una consapevolezza che la storia si ripete sempre, purtroppo, e a maggior ragione se viene dato credito a chi ha interesse non solo a dimenticare ma anche a FAR dimenticare….e che sempre, sempre, ha qualche connivenza con il potere: mi ricordo il Papa in visita a Santiago del Cile quando ancora Pinochet era ben saldo al suo posto di dittatore grondante crimini….quello stesso palazzo della Moneda dove Salvador Allende era stato ammazzato la mattina dell’11 settembre 1973 (questo 11 settembre che è ritornato poi prepotentemente alle cronache in maniera drammatica…)..o forse si era davvero suicidato per non subire l’onta dei fatti drammatici che aspettavano il suo popolo tanto amato, chissà…e le cui immagini avevo visto con immenso dolore dallo schermo della tv in b.n. che avevamo allora…una mattina di domenica di non ricordo quale anno e mese, mi ha fatto stringere lo stomaco di rabbia e di disgusto vedendo Pinochet e il Papa sorridenti salutare la folla della piazza. Ecco, questa è la storia. La storia che non fa sconti a noi umili cittadini, e che li fa sempre ai potenti, ed uno dei motivi principali è che il potere chiama il potere…il potere difende il potere…il potere si serve del potere, ed è sempre pronto a chiudere un occhio e anche, sulla propria coscienza di uomo.
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